La prima banca tedesca, Deutsche Bank, ha prestato a Donald Trump oltre 2 miliardi di dollari nel corso dei decenni in cui ha lavorato come imprenditore immobiliare. Lo rivela il New York Times, citando colloqui con oltre 20 funzionari bancari, che hanno parlato dei ripetuti prestiti concessi a Trump nonostante i dubbi sui suoi affari. I dettagli sulla relazione tra Trump e l'istituto di credito affiorano mentre sia il Congresso che il procuratore generale di New York indagano sui rapporti tra il presidente e Deutsche Bank.
Secondo il quotidiano newyorkese, Trump, per ottenere prestiti, ha gonfiato la sua ricchezza, come aveva già spiegato il suo ex legale, Michael Cohen, durante l'audizione pubblica in Congresso. Il tycoon ha dichiarato una ricchezza pari a 3 miliardi di dollari per ottenere un finanziamento dalla banca per la costruzione di un grattacielo a Chicago, mentre l'istituto ha accertato che non superava i 788 milioni di dollari nel 2005.
Nonostante ciò, l’istituto di credito ha acconsentito all'erogazione di un prestito da 500 milioni di dollari per il progetto di Chicago. Una situazione simile è andata in scena nel 2010 quando Trump ha tentato di acquistare per 100 milioni di dollari il Doral Golf Resort and Spa. La banca ha finanziato l'operazione pur avendo verificato che Trump aveva gonfiato del 70% il valore dei suoi asset e gli ha ceduto un finanziamento di ulteriori 48 milioni per il grattacielo a Chicago. Ma i guai per Trump non finiscono qui.
Il giudice distrettuale William Pauley III ha stabilito che dovranno essere resi pubblici i documenti raccolti dall'Fbi sull'ex legale personale del presidente Trump, Michael Cohen. Intanto la commissione Giustizia della Camera ha ottenuto "decine di migliaia di documenti" relativi all'indagine sul possibile intralcio alla giustizia commesso dal presidente statunitense.