È allettante dare la colpa alla personalità di José Mourinho per il suo licenziamento (comunicato il 18 dicembre) da allenatore del Manchester United. Certamente qualsiasi mister che continua a sminuire i propri giocatori in pubblico non può durare a lungo. Ma il fallimento di Mourinho - lo United è sesto nella Premier League, 19 punti dietro il Liverpool – va ricercato nelle due idee.
Il portoghese non ha mai giocato a calcio professionistico anche se ha trascorso 15 anni a studiarlo. Ha elaborato schemi su come chiudere lo spazio e contrattaccare attraverso i punti deboli degli avversari. Dopo essere diventato allenatore nel 2000, nessuno ha fatto meglio delle sue squadre, svelando le sue nuove idee nei primi anni con Porto e Chelsea. Il suo mantra era: "Se hai una Ferrari e io una piccola macchina, per batterti in una gara devo rompere la tua ruota o mettere zucchero nel tuo carro armato". Il modello ha funzionato. Nel suo primo decennio di gestione, il record di vittorie accumulate dalle sue squadre era quasi senza rivali nella storia del calcio. Ha vinto due Uefa Champions Leagues, oltre ai campionati nazionali in quattro paesi. Con Pep Guardiola rappresenta due differenti modelli di gestione: Mourinho ha puntato sulla difesa, lo spagnolo sull’attacco.
Ma il problema è che il calcio, come il resto, continua ad andare avanti. Anche i trattamenti medici sono migliorati. I club misurano il sonno dei giocatori e ogni loro movimento in allenamento. Danno a ciascuno un programma giornaliero individuale. Il risultato è un nuovo modello di calciatore: una specie di bodybuilder incrociato con un velocista. I pionieri del dopo-Mourinho - in particolare Jürgen Klopp, ora al Liverpool – hanno utilizzato queste evoluzioni per creare un nuovo stile basato sul pressing asfissiante, la cui massima espressione è ora probabilmente rappresentata da Pep Guardiola. Dopo gli anni brillanti a Barcellona, lo spagnolo lasciò la squadra blaugrana nel 2012. "Non avevo più nuove idee tattiche", disse, annunciando un anno sabbatico a New York, dove ha “rubato” nuovi input a chiunque: da Woody Allen al campione di scacchi Garry Kasparov.
Mourinho, invece, sembra non volersi mai rinnovare. Il Manchester United gli ha dato una supercar: circa 370 milioni di sterline da spendere in nuovi acquisti. E il salario medio dei suoi giocatori nella scorsa stagione è stato di 6,5 milioni di sterline, precedendo i 6 mln del City e ben lontano dai 4.9 mln del Liverpool. In genere, la squadra più pagata finisce al primo posto. Lo United di Mourinho ha avuto una prima buona stagione a Manchester, ma poi le sue tattiche sono diventate obsolete. A partire dallo scorso aprile la sua squadra ha coperto una media di soli 106 km per partita di campionato, la più bassa della Premier League. In cima Liverpool e City, rispettivamente, con 116.9 km e 115 km.
E nelle sconfitte i difetti di personalità di Mourinho sono venuti alla ribalta: un’anima combattuta tra uno spirito machiavellico e un altro narcisistico. Incapace di far fronte al fallimento, ha lasciato vincere il narcisista. Dopo l'eliminazione dello United dalla Champions League la scorsa primavera si è vantato di aver vinto il trofeo con il Porto 14 anni prima. E, poi, le accuse ai giocatori. Il mese scorso ha puntato l’indice contro Marcus Rashford, Anthony Martial, Jesse Lingard e Luke Shaw, rei di "scarsa maturità". È andato persino contro l’ex pupillo Paul Pogba, costato 89 mln.
Per uno abituato a vincere - in due anni e mezzo all'Old Trafford ha comunque conquistato la Coppa di Lega e l'Europa League - e incapace di accettare le sconfitte meglio essere licenziato che continuare a perdere. Nel 2004 disse: “A 55 anni tornerò a vivere ad Algarve (la città portoghese dove è nato)”. Adesso ha 55 anni. In ogni caso non gli andrà male: riceverà dal club tra i 10 e i 15 mln.
Intanto il valore azionario del club è diminuito di un terzo dalla fine di agosto, salvo risalire del 5% subito dopo la notizia del licenziamento. Dopo il peggior inizio in Premier League degli ultimi 28 anni, un cambiamento strutturale è divenuto ancor più necessario per il Manchester United dopo tre infruttuosi tentativi di trovare un adeguato successore di Alex Ferguson, che si ritirò nel 2013 dopo 26 anni costellati di tante vittorie e poche sconfitte.