Erdogan ha deciso di ricattare l’Ue aprendo le frontiere e provocando l’ennesima crisi umanitaria. Questa è la Turchia di un despota con cui l’Europa fa accordi.
La catastrofe umanitaria che si sta consumando in Grecia è iniziata con la decisione del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, di aprire le frontiere ai migranti, liberi ora di penetrare in Turchia dalla Siria, e di fuggire a Nord verso Bulgaria e Grecia. Per impedire l’entrata, i Paesi di destinazione hanno rafforzato le pattuglie. E la Guardia Costiera ellenica si è resa protagonista di episodi agghiaccianti contro i profughi che via mare cercavano di raggiungere qualche isola greca.
Intanto la politica ha fatto un passo, anzi un passetto. Ursula von der Leyen, David Sassoli e Charles Michel (a capo delle tre principali istituzioni europee) sono stati alla frontiera terrestre tra Grecia e Turchia con il premier greco Kyriakos Mitsotakis. Ma è stata una passerella inutile. Anche perché a pensarci bene, il problema non è soltanto Erdogan. La gestione dei migranti da parte dell’Ue avrebbe bisogno di una profonda autocritica. Abbiamo pensato di risolvere il problema pagando la Turchia e la Libia affinché si tenessero, in condizioni disumane, i migranti.
Intanto oltre 130 mila migranti premono sul confine turco-greco, la Grecia e l’Ue accusano Ankara: “La Turchia in piena violazione dell’accordo con l’Ue ha incoraggiato decine di migliaia di migranti e profughi a entrare in Grecia. Ha fallito – ha detto il premier greco, Kyriakos Mitsotakis -. Quello attuale non è più un problema di profughi, è un chiaro tentativo da parte della Turchia di usare disperati per promuovere la sua agenda geopolitica e per distogliere l’attenzione dall’orribile situazione in Siria. Le decine di migliaia di persone che hanno cercato di entrare in Grecia nei giorni scorsi non venivano da Idlib”.