“Se guardiamo alla Russia di oggi, non c’è spazio per vecchi sogni. I nostri paesi adesso sono l’uno contro l’altro. L’invasione dell’Ucraina ha causato una rottura epocale” nei rapporti tra Russia e Germania, ha spiegato venerdì il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier. L’asse russo-tedesco è venuto meno, e il disallineamento tra Mosca e Berlino non è stato accompagnato da un maggiore dialogo con gli alleati occidentali.
Il governo del cancelliere Olaf Scholz, che in questi mesi ha già irritato Francia e Polonia, nei giorni scorsi ha preso una decisione che non sarà piaciuta agli Stati Uniti: ha autorizzato la vendita di una quota della società che gestisce un terminal del porto di Amburgo (primo scalo marittimo della prima economia europea e terzo più importante d’Europa) a Cosco, colosso della logistica di proprietà dello Stato cinese.
La quota è inferiore a quanto richiesto da Cosco (24.9% contro 35%), che quindi non avrà voce in capitolo nella gestione del terminal. Il compromesso è frutto della resistenza opposta da alcuni ministri. Scholz, che di Amburgo è stato sindaco, aveva evidentemente fretta di chiudere l’accordo prima di partire per la visita di Stato in Cina dei prossimi giorni.
Il quadro è piuttosto chiaro: nel giro di pochi giorni Berlino ha concluso affari con la Cina (che è il primo partner commerciale per la Germania), ignorato le preoccupazioni di Washington, evidenziato la rottura epocale con Mosca, tentato di ricucire con Parigi, avviato un timido dialogo con il nuovo governo italiano. Fatti e circostanze che preoccupano il fronte euro-occidentale, impreparato verso il nuovo decisionismo tedesco.