Un intervento militare statunitense in Venezuela sarebbe “catastrofico e ingiustificato”. L’avvertimento lanciato dal ministro degli Esteri russo Lavrov, dopo il suo vertice a Helsinki con il segretario di Stato americano Pompeo, fa capire quanto il quadro sia complesso.
Se Washington e Mosca trovano un compromesso, che consenta di andare ad elezioni libere nei prossimi mesi, lo scontro armato può essere evitato. Tuttavia, Pompeo ha dichiarato di essere pronto ad offrire l’intervento militare e il presidente ad interim Guaidó che ha risposto di essere disposto a chiederlo. Da parte sua, Nicolas Maduro ha esortato le forze armate a prepararsi a difendere il Paese dall’invasione.
Arrivando a Helsinki, Pompeo ha detto che "l’operazione militare è tra le opzioni a cui siamo pronti", ed ha aggiunto che "qualunque iniziativa prenderemo sarà legale". Il segretario di Stato ha dichiarato che la Russia deve smettere di interferire con il Venezuela, e ha accusato Maduro di non essere più il presidente legittimo: «È al potere, ma non può governare".
Dopo l’incontro con Pompeo, Lavrov ha detto che "siamo categoricamente contrari all’intervento armato. Può essere autorizzato solo dall’Onu, o in risposta all’aggressione contro uno stato sovrano".
Sembra allontanarsi la possibilità di una soluzione rapida della crisi venezuelana. A questo punto è difficile immaginare come, e quando, il paese sudamericano uscirà dallo stallo in cui pare incappato.