Riuniti questa settimana al vertice del G20 a Bali , i leader più potenti del mondo hanno ribadito il loro desiderio di rafforzare il “commercio multilaterale”. Tuttavia, dietro questa facciata di cooperazione, il protezionismo sta tornando con forza in un mondo sempre più frammentato.
Di fronte ai molteplici rischi che gravano sull’economia mondiale e all’acuirsi delle tensioni geopolitiche, i paesi, guidati dagli Stati Uniti, cercano di difendere i propri interessi nazionali. Il vasto piano anti-inflazione di Joe Biden, approvato ad agosto dal Congresso, sta provocando tensioni con i suoi tradizionali alleati, Corea del Sud, Europa e Giappone.
“Ho suonato il campanello d’allarme ad agosto”, ha detto Thierry Breton, commissario europeo per il Mercato interno, di recente su BFMTV, criticando i “367 miliardi di dollari di sovvenzioni, di proporzioni gigantesche, che non hanno nulla a che fare con ciò che autorizziamo in Europa; questa situazione crea una vera e propria distorsione della concorrenza”.
A ciò si aggiunga che i costi energetici negli Usa sono molto più bassi che in Europa, facendo salire alle stelle i costi di produzione delle imprese comunitarie che, come detto, non possono contare su un sostegno pari a quello messo in atto dalla prima economia al mondo. E la forbice tra Europa e Stati Uniti si allarga.