Il nuovo primo ministro francese è Gabriel Attal, legato a Macron fin dal 2017, dopo una breve esperienza a livello locale nel Partito socialista. Con questa nomina il capo dell’Eliseo conta, con il suo partito Renaissance, di limitare i danni alle prossime elezioni europee, visto che secondo alcuni osservatori la formazione politica macroniana potrebbe finire al terzo posto superata dalla sinistra e da Le Pen.
Appena sei mesi fa, Attal era stato nominato ministro dell’Educazione nazionale: in questa carica si è fatto notare per il divieto dell’abaya, il lungo vestito usato dalle musulmane, a scuola; per una politica contro il bullismo, e una serie di riforme dei curricula. In precedenza aveva svolto le funzioni di ministro di Stato (in pratica sottosegretario), per i Conti pubblici, affiancando il ministro dell’Economia Bruno Le Maire e prima ancora segretario di Stato per la Gioventù.
Attal ha due “primati”: è il più giovane primo ministro della quinta repubblica e (ammesso che questa comunicazione abbia davvero un valore informativo) il primo omosessuale dichiarato. Viene da una famiglia pluriculturale: il padre Yves, avvocato, giornalista, poi attivo nel settore cinematografico (ha coprodotto “Io ballo da sola” di Bernardo Bertolucci), era di origini ebree alsaziane ed ebree tunisine, ed è imparentato con gli azionisti del Group Galeries Lafayette; la madre, che anche lei ha lavorato nel settore cinematografico, discende da una famiglia di russi bianchi di Odessa di origine greca e di religione ortodossa.
Sarà anche il delfino di Macron? Non è chiaro, ma è evidente che il presidente - incandidabile nel 2027 - deve trovare un successore e quindi deve consolidare la sua eredità politica.