
Il miliardario Bolloré, patron di Vivendi, da tempo è il grande sponsor dell’unione delle destre, sul modello italiano.
Una destra non più estrema ma maggioritaria, il Rassemblement National di Marine Le Pen e Bardella, che avrebbero il ruolo di Giorgia Meloni (anche se in Europa sono alleati con Salvini).
Una destra dura e identitaria, interpretata da Eric Zemmour, che farebbe le veci di Salvini (anche se in Europa è alleato della Meloni).
E una destra moderata, liberale e tiepidamente europeista, appunto i Repubblicani, ormai scesi sotto il 10%, come Forza Italia prima del sussulto delle Europee.
Che Bolloré guardi a destra, non è un mistero. È peraltro bretone, come la famiglia Le Pen. E se per i parigini la Bretagna è una landa remota dove finisce il mondo, tira sempre vento e fanno delle buone crêpes.
Ma Jordan Bardella potrebbe essere un bluff. Il giovane primo ministro Gabriel Attal, pupillo di Macron, l’ha strapazzato in un duello televisivo, più o meno come Macron ha fatto due volte con Marine Le Pen.
Attal appare come un tecnocrate preparatissimo, due lauree e svariati master, che parlava con una certa competenza di pensioni e di finanza. Ma il francese medio non ha due lauree, non ha fatto master.
In Francia, una parte dell’elettorato è depressa, e non va più a votare. Una parte, sempre più piccola, sta bene e vota Macron. Ma c’è una parte impoverita e arrabbiata che cerca una risposta alle sue pulsioni anti-sistema.
Macron sa tutto ciò e, in realtà, non è impazzito, sciogliendo l’Assemblea nazionale. Il suo messaggio è: se i francesi proprio vogliono Bardella, lo avranno; e se ne pentiranno amaramente, per poi fra tre anni portare all’Eliseo uno dei suoi ex primi ministri, Edouard Philippe o lo stesso Attal.