In Francia il personale delle ferrovie e dell’energia, insieme ad altri settori chiave, in sciopero per chiedere una maggiore condivisione dei profitti aziendali: cresce il pressing sul presidente Emmanuel Macron affinché adotti ulteriori misure per alleviare l’impatto dell’aumento dell’inflazione.
Lo sciopero generale (di martedì 18 Ottobre) arriva sulla scia di blocchi durati settimane nelle raffinerie e nei depositi di carburante che hanno portato a carenze in quasi un terzo delle stazioni di servizio del paese, e segue le partecipate manifestazioni di domenica 16 ottobre per protesta contro gli aumenti dei prezzi.
Il quadro per Macron si complica. L’inquilino dell’Eliseo ha perso la maggioranza assoluta alla Camera bassa del Parlamento alle elezioni di giugno 2022, con ripercussioni sul governo che sarà costretto a lottare per ottenere il necessario sostegno per far approvare il disegno di legge di bilancio per il 2023, costringendolo a ricorrere a un controverso processo di decreto accelerato.
Fino ad ora, il presidente Macron ha impegnato oltre 100 miliardi di euro in misure per proteggere famiglie e imprese dalla crisi energetica. Il tasso di inflazione del paese resta al di sotto di quello della vicina Europa. Un ruolo è giocato anche dal fatto che da tempo Parigi ha puntato sull’energia nucleare, rendendo la sua economia meno esposta sul fronte delle forniture estere di energia.
Il rischio per il presidente è che il malcontento si diffonda ad altri settori. D’altronde, in un paese in cui due terzi dei lavoratori vanno al lavoro in macchina, anche poter fare il pieno ha la sua importanza. Nel 2018, la (prima) presidenza di Macron era già stata messa sotto forte pressione dalle proteste dei gilet gialli, innescate proprio da un aumento delle tasse sul carburante.