Elon Musk ha conquistato Twitter, attraverso una discussa operazione da 44 miliardi di dollari. Il primo atto è stata l’estromissione di tutti gli attuali principali dirigenti, a cominciare da Parag Agrawal e Ned Segal, rispettivamente amministratore delegato e direttore finanziario. Fuori anche il responsabile della policy, Vijaya Gadde, e il capo dell’ufficio legale, Sean Edgett.
La saga tra Musk e Twitter si era trascinata per mesi tra offerte di acquisto e loro ritiro, polemiche e battaglie in tribunale su tutto, dal prezzo pattuito alle strategie. Ma, negli ultimi giorni, alcuni segnali avevano fatto ipotizzare l’imminente chiusura, a cominciare dalla visita di Musk al quartier generale di Twitter a San Francisco con un lavandino (sink) a significare che il suo imminente controllo della società doveva a questo punto ‘sink in’, essere riconosciuto. Di più: si era fregiato anche del titolo di Chief Twit.
Non è chiaro cosa Twitter diventerà sotto Musk. Ma in gioco, per la rilevanza politica della piattaforma social, è anzitutto l’attività di moderazione dei contenuti che ha promesso di alleggerire in nome delle libertà di espressione. Ed è nota la sua intenzione ad esempio di riaprire le porte all’ex presidente Donald Trump.
In gioco c’è anche l’abilità di Musk – che finora si è concentrato con successo sui trasporti hi-tech, dall’auto elettrica a navicelle spaziali e satelliti di Space X - di gestire un gigante dei social media, migliorando la sua debole performance finanziaria e facendo i conti con la delicatezza del ruolo svolto dal social stesso.
I suoi recenti interventi sul fronte geopolitico - che hanno riguardato tra gli altri la situazione in Ucraina, Iran, Taiwan - hanno invece spesso suscitato perplessità.