Petrolio, sanzioni Usa contro l'Iran: chi ci guadagna?

Trump impone la fine delle deroghe sull’embargo del petrolio iraniano. Ma non tutti i paesi subiscono passivamente l’atto unilaterale. L’Italia aveva già ridotto le quantità importate, ma ora paga di più il greggio e si ritrova al margine dei giochi internazionali

Petrolio, sanzioni Usa contro l'Iran: chi ci guadagna?

L’amministrazione Trump ha deciso di dare un nuovo segnale all’Iran rimuovendo le deroghe concesse ad alcuni paesi, tra i quali l’Italia, relative all’importazione di greggio dall’area persiana dopo le sanzioni Usa imposte da novembre 2018.

Oltre all’Italia, i paesi coinvolti sono Grecia, Taiwan, Cina, India, Turchia, Giappone e Corea del Sud. Le deroghe (in scadenza il 2 maggio e che non saranno rinnovate) riguardavano quei paesi che avevano dimostrato – secondo la Casa Bianca – di aver compiuto significativi passi avanti nel ridurre e alla fine cessare le importazioni dall’Iran.

In realtà l’Italia ha smesso di importare greggio a partire dall’inizio dell’embargo Usa, anche se da Teheran proveniva nel 2017 “soltanto” il 12,7% del totale delle importazioni italiane di petrolio. Tale quota si è ridotta nel 2018 e azzerata quest’anno.

Tuttavia, nonostante gli obiettivi di Donald Trump, l’Iran continua comunque a esportare 2,2 milioni di barili giorno su circa 3,8 di produzione complessiva. Il che consente a Teheran di mantenere il quinto posto in classifica tra i big mondiali del petrolio. Evidentemente, non tutti hanno accettato loro malgrado l’invito di Washington.

Cina e Russia a parte (i due paesi si sono dichiarati contrari alle sanzioni imposte dagli Stati Uniti), Germania, Francia e Regno Unito hanno unito le loro forze per stabilire delle linee di credito specifiche per quelle loro aziende che desiderano continuare a lavorare con l’Iran superando le sanzioni Usa. E per questo era stato lanciato a gennaio l’Instex (Instrument in Support of Trade Exchanges). Mentre la Federazione Russa ha dichiarato che vorrebbe partecipare, l’Italia è al momento rimasta esclusa.

Nel frattempo - dalle sanzioni - ci hanno guadagnato Stati Uniti, Arabia Saudita (storico nemico dell’Iran), e Russia. Per Ue e Cina (che importa circa la metà del suo fabbisogno di greggio dall’Iran) invece non c’è guadagno. Infine perde l’Italia, viste le conseguenze dell’incremento del prezzo del petrolio sulla nostra economia. E conferma il ruolo marginale del nostro paese nel complesso processo in atto.

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