L’attacco dei giorni scorsi alle due petroliere ha riacceso i fari su quella lingua di mare: lo strategico Stretto di Hormuz che collega il Golfo di Oman al Golfo Persico. È una delle vie di navigazione più importanti a livello mondiale, soprattutto per il trasporto dell’oro nero prodotto nella macroregione mediorientale.
Circa un quinto del petrolio globale passa attraverso quello Stretto, pari a 17,4 milioni di barili al giorno a fronte di una domanda globale di circa 100 milioni di barili. E non passa solo il petrolio. Lo Stretto è ugualmente importante anche per il gas naturale liquefatto proveniente dal Qatar.
Lo Stretto di Hormuz, che collega molti protagonisti del mercato petrolifero tra cui Arabia Saudita, Iran, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Iraq - in un punto è largo meno di 50 chilometri, ma la larghezza effettiva (cioè navigabile) si restringe ad appena 3 chilometri. Il che rende quella lingua di mare facilmente controllabile.
Intanto, il segretario di Stato alla Difesa Patrick Shanahan ha confermato l’invio nella regione di altri mille soldati, come risposta “al comportamento ostile” delle forze iraniane. “Gli Stati Uniti – ha spiegato – non cercano un conflitto con l’Iran ma la decisione è stata presa per garantire la sicurezza del nostro personale che lavora in Medio Oriente e tutelare i nostri interessi nazionali”.