Prima del vertice notturno di domenica sera, Luigi Di Maio aveva definito l’incontro a Palazzo Chigi "il momento più importante dal voto del 4 marzo. Occorre essere compatti, non cedere alle strumentalizzazioni e alle provocazioni di chi vorrebbe veder naufragare tutto quello per cui abbiamo lottato e che siamo a un passo dall'ottenere". E Matteo Salvini aveva garantito che "tutti gli impegni del contratto di governo verranno rispettati".
Il summit doveva servire per superare i nodi relativi alla manovra: dall'ecobonus al reddito di cittadinanza e alla riforma delle pensioni. All'appuntamento ci sono - oltre a Conte, Di Maio e Salvini - Fraccaro, Tria, Garavaglia e Castelli.
Secondo quanto riporta "La Repubblica", sarebbe stato raggiunto un "totale accordo tra Conte e i vice premier sui numeri e sui contenuti della proposta da mandare a Bruxelles". Sarebbero, dunque, stati reperiti i 3 miliardi di euro necessari ad assicurare le coperture per arrivare al 2,04% del rapporto deficit/Pil offerto all'Europa per evitare la procedura di infrazione.
L'intesa prevederebbe l'ecotassa soltanto sulle auto di lusso, un bonus fino a 6 mila euro per l'acquisto di veicoli non inquinanti e il taglio delle pensioni d'oro fino al 40%. Il reddito di cittadinanza costerà circa 6,1 miliardi ai quali aggiungere il miliardo per la riforma dei centri per l'impiego: cio' significa che la misura, rispetto all'impostazione iniziale, resterebbe invariata nei tempi e nella platea. La riduzione dei costi, si spiega, è dovuta al fatto che si partirà da fine marzo: i 9 miliardi iniziali erano previsti per il costo relativo a 12 mesi. Inoltre, sulla base delle relazioni tecniche si prevede che soltanto il 90% degli aventi diritto faccia richiesta del reddito. Quindi, da 9 mld si passa a 6,75 (9 mesi anziché 12). Si scende, poi, a 6,1 mld (perché si stimano meno beneficiari effettivi rispetto ai potenziali), cifra a cui infine aggiungere 1 mld destinato ai Centri per l’impiego. Si arriva, così, a 7,1 mld.
Ma si attende che il Governo indichi con precisione dove reperirà tutti i fondi necessari per evitare l'avvio della procedura da parte di Bruxelles. Il tempo stringe: mercoledì 19 dicembre la Commissione Europea deciderà cosa fare.
Il momento è così delicato da aver indotto Luigi Di Maio (prima del vertice) a lanciare un appello ai militanti M5s: "Questa manovra rappresenterà l'inizio della svolta rispetto al passato. Dentro c'è tutto quello che ci serve per attuare quel cambiamento di rotta che ci hanno chiesto gli italiani con il voto di marzo".
E Matteo Salvini, anche lui poco prima dell’incontro serale, era tornato ad attaccare l’Ue: "Nelle prossime ore ci sarà la cartina di tornasole. Scopriremo se a Bruxelles hanno voglia di costruire e portano rispetto o se invece prevale il pregiudizio, verso un governo dell'imprevisto".
Entrambi, Di Maio e Salvini, arrivano poi a Palazzo Chigi con la comune intenzioni di non cedere su reddito di cittadinanza e quota 100. E torna sullo sfondo lo scontro, all’interno del Governo, con l'ala moderata, rappresentata da Conte e dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Tanto che, a tarda notte e a riunione ancora non finita, rimbalzano voci secondo cui Conte, di fronte all’indisponibilità dei due vicepremier a ritoccare entrambe le misure cardine (quota 100 e reddito), avrebbe messo sul tavolo il suo incarico nel caso in cui la Commissione avviasse la procedura di infrazione.