La fotografia del declino è quella che molti di noi hanno in casa. I nostri genitori stavano mediamente meglio di noi: avevano guadagni che con le dovute comparazioni, comportavano maggior potere d'acquisto. Produttività, tenori di vita e per conseguenza, gettito fiscale: tutti e tre questi elementi sono in calo, da decenni.
Il fenomeno più studiato e quantificabile è proprio il primo. La produttività, anziché progredire gradualmente, sta seguendo una dinamica di spaventoso arretramento: in cinquant'anni è crollata di quattro volte. Negli anni '70 nei 5 paesi top dell'Ocse (Italia esclusa) cresceva ogni anno in media del 2,4%, ora si attesta allo 0,6. E questa linea discendente del motore primo dell'economia si è portata dietro l'affaticamento del Pil e del tenore di vita medio. E ha fatto esplodere le disparità.
Non tutti se la passano male, oggi. I più in difficoltà naturalmente sono i lavoratori dipendenti. Oltre che per il calo della produttività gran parte di questa sofferenza è dovuta a un sistema fiscale particolarmente punitivo. Prendendo ad esempio solo due paesi, le aliquote fiscali più alte negli Usa sono del 39% e del 45% in Gran Bretagna.
La ristretta élite che ruota intorno a finanza e banche d'affari vive un'altra dimensione. Molto spesso sono remunerati anche con stock option che godono di imposizioni ben più leggere, facendo mancare allo Stato una consistente fetta di entrate. Bisogna unificare i due mondi fiscali, quello da redditi da lavoro e da capital gain.
E in quest'ultima categoria, quella privilegiata da una tassazione più favorevole per i guadagni in conto capitale, rientrano anche gli imprenditori dell'immateriale: sono proprietari di aziende hi-tech che accrescono di molto il loro valore grazie a tutta una quantità di beni - software, branding, gestione dati, ecc. - che sfuggono ad appropriate tassazioni in quanto beni “non fisici”. Sarebbe auspicabile agganciare anche loro nell'imposta unificata. Una concreta proposta in questo senso proviene dall'università di Warwick: non si tratta dell'aliquota unica di cui si parla anche in Italia, ma un'imposta-ponte che equipari i redditi da lavoro con i guadagni in conto capitale e da economia immateriale.