Le paure di un'impennata dell'inflazione sono esagerate. La liquidità immessa nei sistemi dei Paesi industrializzati servirà appena per compensare le paurose perdite della pandemia, e non c'è pericolo di eccessi di denaro in circolo. È l’opinione di Allen Sinai, PhD alla Northwestern University nel 1969 e oggi a capo di Decision Economics. Per Sinai, che di impennate dell’inflazione ne ha viste più di una, sono ben altri i problemi, “a partire dalla disoccupazione”.
Al contrario, in Germania sale la preoccupazione. Secondo la Bundesbank, a fine anno il livello dei prezzi al consumo potrebbe arrivare al 3%, spinta dai rincari dell’energia e dalla fine dello sconto Iva. L’allarme scattato nella prima economia europea rischia così di rinfocolare i contrasti europei tra falchi e colombe.
Un’inflazione del 10% su latte, burro, formaggi? Possibile. È solo uno dei tanti titoli allarmistici che riempiono i quotidiani tedeschi in questi giorni. Ma, entrando nei dettagli, ci si accorge che i possibili rincari sono dovuti a fattori endogeni.