I leader finanziari globali devono prepararsi ad affrontare e combattere molteplici shock derivanti dall’inflazione. È quanto afferma il direttore del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva a margine della riunione del G7 finanze evidenziando la difficoltà per le banche centrali di abbassare l’inflazione senza causare recessioni, in seguito alle crescenti pressioni sui prezzi dell’energia e dei generi alimentari, per la guerra in Ucraina e le politiche zero-Covid che hanno ridotto la produzione e la necessità di riordinare le catene di approvvigionamento per renderle più resilienti.
“Bisogna cominciare a pensare che potrebbe non essere l’ultimo shock”, ha detto Georgieva, aggiungendo di aver smesso di vedere l’inflazione come un fattore ‘transitorio’ come sostenuto lo scorso anno con la diffusione di Omicron.
E sull’Italia cosa dice l’Fmi? “È necessaria una credibile duplice strategia per ridurre significativamente - anche se gradualmente – l’elevato disavanzo e debito nel medio termine. Per rilanciare la produttività e la crescita del Pil sono necessarie ampie riforme strutturali, incluso un ampliamento della base imponibile con effetti neutri per le finanze pubbliche, per rendere il sistema fiscale più equo”, afferma il Fondo Monetario Internazionale.
La crescita annua è stimata attestarsi su livelli più moderati, circa il 2,5% nel 2022 e l’1,75% nel 2023 e l’inflazione media annua è attesa raggiungere un picco del 5,5% quest’anno. Nel medio termine si prevede che la crescita si stabilizzerà poco sopra l’1%, grazie alla continua spesa relativa al Pnrr e alla moderazione dei prezzi delle materie prime.
“L’economia italiana deve ora affrontare i venti contrari della guerra in Ucraina e l’aumento dell’inflazione” scrive il Fondo che mette in guardia l’Italia sulle difficoltà nel realizzare gli investimenti e le riforme che “rallenterebbero la crescita e l’aumento della produttività e ritarderebbero il finanziamento dell’Ue”.
Per gli esperti dell’organizzazione con sede a Washington, la realizzazione del Pnrr “sosterrebbe la produttività e la crescita potenziale e accelererebbe la transizione verde”. Per questo motivo - sottolinea l’Fmi – “la completa e tempestiva attuazione del Pnrr è fondamentale per aumentare la produttività e stimolare la crescita potenziale. Portare a termine le riforme e gli investimenti ridurrebbe le possibili conseguenze della crisi energetica, sosterrebbe la transizione verde e migliorerebbe la capacità dell’economia di adattarsi alle variazioni dei prezzi relativi”.