La Russia sta riducendo progressivamente le riserve internazionali detenute in dollari statunitensi. Già nell’estate del 2018 erano scese dal 46% al 22% rispetto al totale in valute straniere. A confermarlo è la Banca Centrale Russa, che evidenzia come la riduzione sia stata in parte compensata con l’acquisto di yuan (e anche yen giapponesi, sterline britanniche e dollari canadesi). Mosca ha ora in pancia circa un quarto delle riserve complessive nella divisa cinese detenute da tutte le banche centrali del mondo.
Che la Russia non stia solo vendendo dollari lo dimostra anche il totale combinato del volume di valute estere e oro posseduti dalla Banca Centrale: tra giugno 2017 e giugno 2018 è aumentato di 40,4 miliardi di dollari (toccando il livello di 458,1 mld). Secondo Vladimir Putin, cio’ dovrebbe bastare per proteggere efficacemente l'economia russa dalle sanzioni di Washington.
D'altronde, "il fatto che la Russia abbia abbandonato il dollaro a favore del rublo e di altre valute è il risultato delle politiche economiche degli Stati Uniti", ha affermato il primo ministro russo Dimitry Medvedev. Putin, invece, è stato più esplicito: la Casa Bianca “non si sta sparando sui piedi, ma un po' più in alto".
Per Mosca l’obiettivo di detronizzare il dollaro negli scambi internazionali coincide con il tentativo di spostare l’asse del commercio mondiale verso la nascente Unione Economica Eurasiatica. Il fatto, poi, che molte altre banche centrali abbiano aumentato l’acquisto di oro rispetto al 2017 segnala che il fenomeno di de-dollarizzazione del mondo non è confinato alla Federazione Russa.