Durante il messaggio di fine anno è stato, tra i leader europei, quello che ha usato i toni più duri. Dopo essersi piegato alle proteste dei gilet gialli e aver chiesto al Parlamento di approvare in tempi record le nuove misure, in molti avevano previsto un discorso in qualche modo conciliante da parte del presidente della Repubblica francese. Invece, ribaltando i pronostici, Emmanuel Macron si è scagliato contro il movimento in modo accorato. Ed è emerso un atteggiamento decisamente differente rispetto, ad esempio, a Theresa May e Angela Merkel, che pure dal loro punto di vista avevano motivo di alzare la voce – la prima per l’intricatissima questione legata alla Brexit e la seconda per l’estromissione dalla guida della Cdu e la conferma dell’addio (nel 2021) alla politica.
Dalle parole, poi, Macron sembra ora passato ai fatti dando così un senso all’inaspettato messaggio lanciato ai francesi il 31 dicembre. In questo contesto Eric Drouet, uno dei leader del gilet gialli, è stato arrestato il 2 gennaio nel centro di Parigi. È accusato di aver tentato di organizzare una manifestazione non autorizzata. Nel pomeriggio aveva invitato su Facebook i membri del movimento a preparare nei prossimi giorni a Parigi un’azione in grado di “sconvolgere l’opinione pubblica”.
Gli agenti seguivano le mosse di Drouet da quando aveva invitato i gilet gialli a presentarsi in piazza ma questa volta senza indossare le pettorine che li avrebbero resi riconoscibili. Quando il leader ha riunito una trentina di militanti in place de la Concorde e ha cominciato a marciare verso l’Opera, è arrivata la polizia che lo ha arrestato.
Eppure proprio nelle ore precedenti era arrivato l’endorsement del leader della sinistra radicale, Jean-Luc Melanchon, che ha detto di considerare Drouet un esempio da seguire per la sua determinazione.
Il fermo di Drouet ha provocato immediate reazioni politiche con i rappresentanti del movimento che accusano il Governo di “uso politico della polizia”.