Preso in contropiede dal movimento dei gilet gialli, Emmanuel Macron ha cercato, invano, di placare le proteste spingendo il Parlamento ad approvare una serie di misure d’urgenza (tra le quali l’aumento del salario minimo). Ora il leader francese ci prova con una lunga lettera ai francesi nella quale lancia una grande consultazione popolare.
"Trasformare la collera in soluzioni" dice il presidente nel suo messaggio al movimento di contestazione che va avanti da ormai due mesi. Dopo la nona giornata di mobilitazione che ha visto 92 mila persone manifestare in tutta la Francia, Macron vuole dare la parola ai cittadini con un dibattito che si svolgerà fino al 15 marzo attraverso enti locali, associazioni e una piattaforma online.
"Non è né un'elezione né un referendum" precisa Macron nella missiva in cui pone 32 domande che dovrebbero fissare le linee del confronto tra governo e cittadini. "Tutti vorrebbero un Paese più prospero e una società più giusta", scrive Macron che però ribadisce il suo netto rifiuto delle violenze. "Non accetto pressioni e insulti contro chi è eletto dal popolo, i giornalisti, le istituzioni e i funzionari. Se tutti usano la violenza la società si disfa".
Nel dialogo con i cittadini che Macron vuole aprire ci sono temi prevedibili, come il finanziamento della transizione energetica, che ha dato l'avvio alla contestazione dei gilet gialli. Ma il capo dello Stato inserisce anche alcune domande scomode. Tra queste, quella sull'immigrazione. Nel ribadire il dovere di accoglienza per i rifugiati politici chiede: "Auspicate che si possano stabilire degli obiettivi annuali fissati dal Parlamento? Cosa proponete per rispondere a questa sfida?".
L'altra sorpresa riguarda la riforma delle istituzioni. Macron cita la possibilità di rendere il voto per le elezioni politiche obbligatorio, di scegliere dei rappresentanti estratti a sorte tra i cittadini, di ricorrere più frequentemente al referendum e introdurre una dose di proporzionale nelle legislative "per una rappresentazione più ampia di tutti i progetti politici".
E ancora. "Come rendere il nostro fisco più equo ed efficace? Che tasse bisogna ridurre prima delle altre? Quali servizi pubblici possono essere eliminati perché superati o inutili?", chiede il Presidente francese.
Macron fissa così la cornice dentro alla quale si svolgerà il "Grand débat national" che comincia questa settimana. Bisognerà vedere quanti francesi accetteranno di partecipare come chiede il capo dell'Eliseo, che martedì sarà in un paesino della Normandia dove sarà organizzato uno dei primi confronti.
Una volta terminata il 15 marzo la consultazione Macron promette di "trarre le conseguenze" entro un mese. La scommessa politica è insomma ad alto rischio. "Per me non ci sono domande vietate" spiega il presidente francese. "Non saremo d'accordo su tutto, è normale, siamo in democrazia. Ma almeno dimostreremo di essere un popolo che non ha paura di parlare e dibattere".